Drive-in, Polaroid, la Vespa. Le borse all’uncinetto, i pantaloni a vita alta, le Vans. Friends, Mazinga Z, Dune. La voce di Orietta Berti che fuoriesce da una cassa bluetooth mentre un barman in gilet e baffi a manubrio serve un Old Fashioned in uno speakeasy inaugurato da poco. Che cos’è questa confusione di immagini e oggetti di epoche diverse, stili di vita dimenticati e musica retrò? Che cos’è questa nostalgia nell’aria? La risposta sta tutta in una parola: vintage. Ed è proprio la diffusione a macchia d’olio della retromania, amplificata dalla pandemia, il cuore de “Il grande libro del vintage” di Sabina Minardi (Il Saggiatore), una guida ragionata alla passione per il vintage riesplosa durante i mesi di coabitazione con il covid-19.
“Le pastiglie Leone al tè verde, all’assenzio, al caffè. Le liquirizie Tabù, in scatolina tonda di latta, con l’aquilotto sotto il mondo. La dolcezza della cedrata, con la scritta Tassoni Soda impressa sul vetro della bottiglietta. L’aranciata amara Sanpellegrino o il Camparino rosso, bottiglietta monodose firmata da Fortunato Depero. Per non parlare dei “gusti inconfondibili di una volta”: la Coppa del Nonno, quel singolare gelato rosa battezzato Piedone, le caramelle Tic Tac, il biscotto Bucaneve dal buco perfetto o l’Atene Doria con l’immancabile greca” scrive l’autrice, giornalista, responsabile delle pagine culturali de L’Espresso, a proposito di una espressione che gira sui social: “Ti sblocco un ricordo”, e alcuni di noi pensano a quando da adolescenti si andava a piedi al liceo, con le Superga, stringendo tra le braccia il mitico vocabolario Rocci, mentre oggi l’alfabeto greco è usato per le varianti del virus.
Le pastiglie Leone al tè verde, all’assenzio, al caffè. Le liquirizie Tabù, in scatolina tonda di latta, con l’aquilotto sotto il mondo. La dolcezza della cedrata, con la scritta Tassoni Soda impressa sul vetro della bottiglietta. L’aranciata amara Sanpellegrino o il Camparino rosso, bottiglietta monodose firmata da Fortunato Depero. Per non parlare dei “gusti inconfondibili di una volta”: la Coppa del Nonno, quel singolare gelato rosa battezzato Piedone, le caramelle Tic Tac stesse, il biscotto Bucaneve dal buco perfetto o l’Atene Doria con l’immancabile greca» scrive l’autrice, giornalista, responsabile delle pagine culturali de l’Espresso a proposito di una espressione che gira sui social: “Ti sblocco un ricordo”, e alcuni di noi pensano a quando da adolescenti si andava a piedi al liceo, con le Superga, stringendo tra le braccia il Rocci, mentre oggi l’alfabeto greco è usato per le varianti del virus.
Il filo della nostalgia che attraversa tutto il testo, illustrato con bellissime foto d’annata, è riscattato dal successo che il vintage sembra avere tra i giovani d’oggi, tanto da diventare, come suggerisce l’autrice, “categoria dello spirito del tempo”. Tra le tante informazioni utili per soddisfare la propria voglia di vintage, fornite da Minardi, colpisce un indirizzo di New York: l’autrice racconta di avere dormito in un palazzo al numero 90 di Grove Street all’angolo con Bradford Street. Lì hanno girato le riprese esterne di “Friends”, serie cult anni ’90 ancora molto amata. “Nella finzione, al piano terra dello stesso stabile c’era il mitico Central Perk, la caffetteria dove i personaggi si incontrano – ricorda Minardi -, con il divano su cui tutte e tutti avremmo voluto bere un caffè”.
“Il grande libro del vintage” ci conduce in un colorato viaggio nel cuore di uno dei grandi cortocircuiti del contemporaneo: tra moda e costume, storia e tendenze giovanili, “Il grande libro del vintage” spalanca le porte di questa indefinibile Wunderkammer di destini che si riavvolgono e gusto dell’usato. Un’opera fondamentale per comprendere perché più ci proiettiamo nel futuro più siamo affascinati dal passato; per ritrovarci nei panni appena smessi, che rivestiremo domani.
Sabina Minardi
Il grande libro del vintage
Il Saggiatore, 2021