Sotto gli occhi dell’agnello, saggio postumo dello scrittore fiorentino scomparso nel 2021, edito per i tipi di Adelphi, ci inchioda – e l’autore se ne fa carico nel suo bel lavoro – ad una riflessione che dal tempo del vecchio Testamento da scacco all’intera comunità umana e teologale: quale è in definitiva il segno, il significato ed il significante di quel sacrificio che ci avrebbe riscattato tutti per sempre?
di Mimmo Cacciola
Lo scrittore fiorentino, milanese di adozione Roberto Calasso si congeda dalle cose di questo mondo nel 2021 non prima di aver indagato, una volta per tutte, il significato e con esso la simbologia dell’agnello sacrificale emblema della summa teologica a cavallo dei due sacri testamenti, il nuovo ed il vecchio. Lo fa con il bel saggio Sotto gli occhi dell’agnello (Editore Piccola Biblioteca Adelphi pp.107 € 13.00) e per farsi aiutare resta ipnotizzato, come noi tutti del resto, dal Polittico di Gand (o Polittico dell’Agnello Mistico) opera di quel genio della pittura fiamminga di nome Hubert van Eyck e poi ultimato dal fratello Jan e dipinto nel 1426.
“Come l’Apocalisse ricorda – si legge nel risvolto di copertina licenziato dai curatori di Adelphi –più volte, un agnello fu ucciso «prima della costituzione del mondo». Quell’agnello sarebbe stato una presenza ricorrente nella Bibbia e il suo sangue sarebbe servito a riscattare temporaneamente gli Ebrei, come accadde con la fuga dall’Egitto, per riapparire un giorno davanti agli occhi di Giovanni Battista nella figura di Gesù e questa volta il suo sangue, avrebbe riscattato tutti per sempre. «Dall’animale muto per il terrore si giungeva al Logos, alla Parola vivente. Era questa la storia sacra». Ma chi era quell’essere candido e ferito che Iahvè aveva posto all’inizio di tutto? Per mano di chi era stato ucciso e perché alla fine del Nuovo Testamento, proprio nell’Apocalisse, faceva ritorno? Non bastava che Gesù, con la sua morte, avesse riscattato l’umanità intera? Nessuno ha saputo rispondere. Ma i suoi occhi, quegli occhi distanti e impenetrabili che van Eyck una volta osò raffigurare nel Polittico di Gand, sembrano guardarci ancora attraverso le pagine di questo libro, che con voce pacata e definitiva ci obbliga a ripensare una delle figure più misteriose e sconcertanti della Bibbia e del cristianesimo”.
Da quegli occhi impenetrabili, paradigma di una deità forse irraggiungibile, noi ora possiamo inoltrarci nella mente e nel saggio di Roberto Calasso scoprendone assieme al lui segni e significati, similitudini e somiglianze che procedono dal mondo e nel mondo sin dall’antichità, come bene spiegava un altro grande pensatore e cioè Michel Focault nel suo splendido ed indispensabile Le parole e le cose.
Nato a Firenze nel 1941, Roberto Calasso ha vissuto a Milano ed è stato presidente e consigliere delegato della casa editrice Adelphi. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: La rovina di Kasch (Adelphi, 1983); Le nozze di Cadmo e Armonia (Adelphi, 1988); Ka, (Adelphi, 1996); K., (Adelphi, 2002); Il rosa Tiepolo, (Adelphi, 2006); La Folie Baudelaire, (Adelphi, 2008); L’ardore, (Adelphi 2010); Il Cacciatore Celeste, (Adelphi 2016); L’innominabile attuale, (Adelphi 2017); Il libro di tutti i libri, (Adelphi 2019); La tavoletta dei destini (Adelphi 2020); Bobi (Adelphi 2021). Ha pubblicato inoltre L’impuro folle (1974), i saggi I quarantanove gradini (1991), La letteratura e gli dèi (2001), La follia che viene dalle Ninfe (2005) e la raccolta di risvolti Cento lettere a uno sconosciuto (2003). Il 28 luglio 2021 la casa editrice Adelphi ha annunciato la scomparsa dell’autore malato da tempo. Nel 2020 è uscito postumo il breve saggio Sotto gli occhi dell’agnello (Adelphi), che rappresenta l’opera forse più teologica dello scrittore. A partire dall’osservazione del Polittico di Gand, il dipinto di Jan van Eyck, e l’enigmatica figura dell’Agnello che vi campeggia al centro, Calasso riflette sul divino e sul senso ultimo dell’esistere.
Roberto Calasso
Sotto gli occhi dell’Agnello
Adelphi, 2022