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Quel processo senza giustizia, quando il pregiudizio vince sulla verità

“Letture disobbedienti” di Maurizio Donsanti

Nel 1480, nel paese trevigiano di Portobuffolè, un bambino scompare nel nulla. L’archisinagogo Servadio e altri due ebrei vengono incolpati di averlo ucciso per impastare col suo sangue le focaccine pasquali. I tre cedono ai tormenti della tortura, confessando di aver compiuto un omicidio che di fatto non hanno commesso. Vengono condannati a morte per infanticidio rituale.

E per questo, per la confessione di una colpa inesistente fatta solo per evitare altri tormenti, i tre fanno ricorso e il processo, conclusosi la prima volta a Portobuffolè, si riapre davanti al Senato di Venezia.

A questo punto della storia entra in scena Boris da Candia, una spia della Repubblica di San Marco, giramondo astuto e violento, ma anche colto umanista, a cui viene affidato il difficile compito di indagare se l’accusa sia fondata e quali siano gli intrighi che si nascondono dietro questo processo.

In un contesto dove gli affari di stato e quelli ecclesiastici si fondono, dove Venezia è appena uscita da una guerra contro i turchi e dalla peste, dove Bernardino da Feltre, un francescano che semina zizzania con le sue prediche antisemite con lo scopo di sostituire ai banchi dei pegni degli ebrei i cristiani monti di pietà, Boris da Candia dovrà prendere atto del fatto che i tre ebrei non sono che dei capri espiatori…E qui mi fermo, perché non voglio rivelare come proseguirà questo bellissimo romanzo.

Andrea Molesini, con una scrittura tagliente, aspra ma anche poetica, trasforma un fatto realmente accaduto, anche se molti personaggi specialmente Boris da Candia, sono frutto della sua immaginazione, in un romanzo appassionate. La qualità dell’opera va ben oltre i fatti narrati, e offre al lettore lo spunto di riflessione sull’eterno conflitto fra potere e giustizia, giudizi e pregiudizi ieri come oggi. Viene reso perfettamente il concetto della giustizia mortificata dalla ragion di Stato sulla verità (inquinata dall’antisemitismo), che è il punto centrale del romanzo.

Il potere non è mai giusto quando fa prevalere, la ragion di Stato sulla verità, Eppure, l’ingiustizia tende a imporsi, perché sono uomini quelli che governano la giustizia, con tutte le loro mancanze, i loro giochi di potere, tanto che fa dire a Boris “Sugli scranni dei giudici non siede nessuna autorità, ma solo un potere.”. È una dolorosa osservazione, perché la giustizia, quella giusta, rappresenta a volte solo un’illusione, un desiderio che quando sembra realizzarsi fugge via.

Il rogo della Repubblica
Andrea Molesini
Sellerio Editore Palermo

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