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I tre rintocchi inesorabili. Il carro funebre: una presenza effimera, al pari di un’onda marina, che quando arriva sulla battigia infrange ogni cosa; ma poi si ritira portando via tutto. Così quel mezzo silenzioso, giungendo sul sagrato, scandisce l’inizio della fine. Al temine della funzione religiosa, il carro nella sua immobilità, fagocita la salma e tutte le lacrime presenti. Poi l’ultimo rintocco. Quel pachiderma scuro, colmo d’oblio, riparte scollegando l’account del defunto dal browser dei viventi. Il congiunto rimasto solo, bagnato dai ricordi, rimane aggrappato a quel taccuino, afflitto di firme doloranti.

Nel quotidiano, esistono persone che riescono a far sentire il calore di un abbraccio, senza toccarvi. Altri soggetti che dopo avervi stretto la mano, la ritraggono velocemente. Distinti signori che vi evitano, volgendo lo sguardo altrove. Individui non meglio identificati, che con una piccola parola, vi dimostrano molto interesse. Anime grigie inconsapevoli, che mediante un gesto naturale, ora allargano, ora stringono, il loro grado di attenzione.

Dopo una salita c’è sempre una discesa, l’importante è andare avanti.