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Anche Roma vuole il suo Louvre: un grande museo contro la burocrazia

Di Giacomo Barelli

La Capitale non ha un grande museo pubblico rappresentativo della Città. Parigi, Londra, Stoccolma, Amsterdam, hanno saputo creare grandi strutture dedicate alla loro storia, mettendo a sistema le opere più rilevanti e garantendo continuità e solennità alla narrazione.

Ha ragione Carlo Calenda: anche Roma ha bisogno di un grande museo come il Louvre. Se guardiamo fuori dall’Europa poi, e all’inaugurazione prevista per fine anno del Grand Egyptian Museum, il più grande museo al mondo dedicato a una civiltà, un complesso culturale che ospiterà circa 100.000 manufatti con 24.000 m² di spazio espositivo permanente, un museo per bambini, strutture per conferenze, aree educative, un centro di conservazione e ampi giardini, si capisce ancora meglio l’importanza e l’attualità della proposta dell’ex ministro dello Sviluppo economico italiano.

Che ciò non abbia incontrato il favore di certi burocrati delle soprintendenze e di alcuni museologi non solo non stupisce ma è la conferma di quanto sia rivoluzionaria e positiva la proposta per il rilancio turistico della capitale, burocrazia e cultura sono da sempre due concetti in antitesi.

Se consideriamo che nella lista top 10 musei più visitati al mondo i Musei Vaticani sono l’unica istituzione avente sede “fisica” nel bel Paese, con oltre 6 milioni e 800 mila biglietti annui che entrano nelle casse dello Stato della Città del Vaticano, è evidente come la riflessione, più che la suggestione, su un Grande Museo Italiano della civiltà Romana sia tutt’altro che peregrina, ma anzi necessaria. Se Parigi in testa alla classifica con quasi 10 milioni di visitatori all’anno per il Louvre, Pechino con il museo nazionale della Cina, New York con il Met e Londra con il British hanno da anni seguito questa via, incrementando i propri numeri e contribuendo ad una “narrazione” delle proprie città, che è alla base di quel turismo esperienziale di cui tutti si riempiono la bocca, anche in Italia, senza mai concretizzarne nessuna politica a supporto, perché Roma (fatta eccezione per i Musei Vaticani) non dovrebbe farlo?

Musei Vaticani

Alla base di questo ragionamento c’è quello che tutti sanno ma nessuno vuole dire e cioè che Roma non è più tra le mete più ambite del Turismo mondiale e che il sentimento verso la capitale d’Italia non è lo stesso di venti anni fa. Il problema è innanzitutto economico prima che museologico in un paese in cui il turismo rappresenta un settore fondamentale per l’economia circa il 7,0% del PIL e il 7,1% degli occupati (quasi 1,7 milioni di addetti. Una decrescita infelice quella di Roma se in tempi di pre-pandemia è stata superata anche da Antalya. Nel 2018 infatti la cittadina turca conosciuta nel mondo per il mare azzurro e le rovine romane ha superato la capitale per numero di arrivi turistici: 10,7 milioni contro i 9,8 della capitale.

Un sorpasso che ha relegato la Città Eterna al 17° posto tra le mete più amate che non può non aprire un grande riflessione da parte di coloro i quali si candidano a guidare il Campidoglio nei prossimi 5 anni. Londra e Parigi hanno ormai accumulato una distanza abissale (20,7 milioni di arrivi nel 2018 la prima e 16,8 milioni la seconda); Istanbul supera Roma con i suoi 12,4 milioni di arrivi, mentre Praga si avvicina a passi da gigante oltrepassando la soglia dei 9 milioni.

Museo del Louvre

Il mondo corre; nuove città spuntano quasi dal nulla e le grandi metropoli si organizzano per modernizzare infrastrutture mentre Roma rimane indietro complice l’immagine degradata della città, in quello che la Stampa internazionale ha definito “Il declino triste di Roma” a cui non ci si deve assolutamente rassegnare. Non lo ha fatto Milano i cui flussi turistici sono cresciuti del 8% come Parigi Londra e Berlino contro l’esiguo 3,5% registrato a Roma che ha relegato la capitale alle spalle del capoluogo lombardo per numero annuo di visitatori.

L’idea del Grande Museo della Capitale può rappresentare un investimento economico importante nel tentativo di invertire la tendenza negativa del giro d’affari del settore turistico cittadino e far correre l’economia cittadina.

Grand Egyptian Museum

Per capire bene di quante risorse stiamo parlando ed avere un termine di paragone con i dati di altre capitali europee negli ultimi anni possiamo ricordare che i turisti hanno speso in un anno a Londra 16 miliardi di dollari; cifra che scende a 12 miliardi a Parigi e a 8,9 miliardi a Barcellona. Molto più indietro le grandi città italiane, guidate da Milano con una spesa di 4,9 miliardi, mentre a Roma la spesa turistica si ferma a 4,5 miliardi. Se confrontiamo questi numeri con il costo della costruzione del più grande Museo del mondo il GEM al Cairo, citato negli esempi all’inizio, circa 1 miliardo di dollari, è ancora più chiaro come la proposta di un Grande museo nazionale della storia di Roma antica sia tutt’altro che una boutade ma rappresenti il vero e proprio uovo di colombo per la rinascita di una città e di una nazione che non vuole arrendersi alla burocrazia.

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