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Riaprire i sipari sì, ma come? Le proposte degli esperti per la ripartenza della cultura

Di Antonio Capitano

Le chiusure provocate dalla pandemia da Covid-19 hanno messo in ginocchio il mondo della cultura e dello spettacolo e i suoi addetti. Nel terzo Quaderno della raccolta di Albeggi Edizioni sull’Italia post Covid, dal titolo “Riaprire i sipari”, ho raccolto, a un anno dal primo lockdown, una serie di contributi di esperti di vari comparti di questo variegato settore – eventi, teatro, programmazione culturale pubblica e privata, editoria, turismo – con l’obiettivo di individuare spunti e proposte per la ripartenza. L’estratto che segue è un passaggio della mia introduzione al volume nella mia qualità di curatore.

Un percorso comune per evitare luoghi comuni. In questo quadro o meglio in questa cornice l’opera collettiva “Riaprire i sipari” propone un catalogo di idee in maniera chiara e immediatamente operativa. In altre parole i contributi presenti nelle pagine del neonato volume risentono tutti di esperienze sul campo e si pongono come necessario approccio al ventaglio delle possibilità offerte dalla promozione e valorizzazione culturale ampiamente intesa, oltre il solito ripetersi di concetti che ormai sono talmente abusati da essere rottamati nelle giornate ecologiche.

Si avverte l’urgenza di intervenire con un “Fate presto” per risollevare più comparti feriti a morte non solo dal fenomeno pandemico, ma anche dall’indifferenza. Albeggi Edizioni con questo “Riaprire i sipari” intende lanciare una manifestazione di interesse nei confronti di tutti coloro che a vario titolo possano decidere sia a livello nazionale sia a livello locale per cambiare il vento, il corso delle cose con strumenti in grado, finalmente, di invertire la rotta.

In un contesto di mutevolezza repentina del quadro politico istituzionale la “scena” che potrebbe scaturire è duplice: o un mantenimento dello status quo perché il tempo è poco e dunque non vi sono le condizioni per agire, oppure, come si auspica, una rivoluzione in termini di azioni strutturali che possano mettere il carburante ai tanti “veicoli” fermi. E questo carburante potrebbe avere forme diverse ma con altrettanta forza se destinato davvero a far muovere le cose immobili.

Ne consegue la messa in opera e non la messa in scena di agevolazioni fiscali, contributi a fondo perduto (ma mirati, sostanziali e destinati a coloro che ne hanno effettivamente bisogno e in grado di utilizzarli). C’è una netta distinzione tra liberare risorse e renderle effettivamente disponibili, laddove servono davvero, mutuando dalla scienza medica la capacità interventistica tipica dell’individuazione della migliore soluzione senza peggiorare la salute del paziente.

Occorre puntare su due fattori fondamentali: un riformismo culturale e una Programmazione di breve e medio periodo.

Quanto al primo è fondamentale ripensare gli interi comparti da ricondurre alcuni alla necessaria unitarietà o univocità. Troppe voci spesso servono solo ad alimentare confusione che si aggiunge alla confusione normativa, la stessa che produce burocrazia e dunque lentezza. Riguardo la Programmazione siamo di fronte al bivio che biforca due strade: il lavoro nella cultura e nello spettacolo, nel turismo è un vero lavoro. Sono professionisti spesso anonimi che faticano per sbarcare il lunario aspettando chiamate, risposte, contratti, proposte sovente mortificanti, magari per pochi giorni per poi essere ignorati sotto una coltre di dimenticanza. È compito dei decisori programmare per cercare alternative e in questo sono preziosi anche i suggerimenti espressi in questo volume in un “itinerario” felliniano, attraverso il quale i titoli di alcuni suoi capolavori costituiscono un sipario, che lascia intravedere gli attrezzi del mestiere che trasformano il silenzio in azione.

“Riaprire i sipari” assume una importanza costituzionale e citare l’art. 9 della nostra Carta diventa quasi un obbligo ma lo stesso deve passare con i fatti dall’enunciazione formale a quella sostanziale. Ci sono le comunità, quelle più prossime al cittadino, che hanno un ruolo decisivo. Gli ottomila comuni si trovano nella condizione di accendere i lampioni sul far della sera. Tutto deve essere illuminato e illuminante. È nel piccolo che occorre pensare strutturalmente a strategie possibili, a una sfida creativa non solo di facciata, ma tesa alla crescita territoriale, valorizzando dalla locale compagnia teatrale, a quel monumento coperto dalle ortiche che identifica un tratto della vita di quel luogo.

Nel bilancio dello Stato e nel bilancio degli enti locali dovrebbero esserci necessariamente capitoli non di spesa, ma di investimento per la valorizzazione di ogni contesto artistico, librario, cinematografico e turistico.

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