Le gravi responsabilità della sinistra e della scuola progressista sullo scadimento dell’istruzione pubblica sono l’argomento de “Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza” (La nave di Teseo), saggio di recente pubblicazione scritto dal sociologo liberal-progressista Luca Ricolfi con la moglie Paola Mastrocola, scrittrice, premio Campiello 2004 ed ex docente.
Uno scritto critico contro l’egemonia culturale di una certa sinistra che per anni ha dominato il sistema dell’istruzione pubblica, a partire dalla lettera sovversiva di don Lorenzo Milani partita nel 1967. Una lettera a cui, nel saggio di Ricolfi e Mastrocola, nel 2021 risponde un’insegnante, una professoressa che smonta le tesi, definite “anacronistiche” già a partire dalla riforma Berlinguer (altro grande bersaglio polemico del libro), della scuola di Barbiana.
“Il mondo era ulteriormente cambiato – dice Mastrocola a Repubblica – nelle classi dove insegnavo io, c’erano ragazzi che non sapevano più né parlare né scrivere, ed erano i figli svogliati e viziati di una media borghesia, non più i figli di contadini e operai: a loro più che mai avremmo dovuto dare l’Iliade del Monti. Che senso aveva protrarre l’ideologia di don Milani? Eppure era ancora quello il modello proposto e celebrato nella scuola, un modello che poteva valere negli anni Cinquanta, e in un piccolo borgo sperduto tra le colline toscane”.
Per la prima volta insieme, Paola Mastrocola e Luca Ricolfi denunciano a due voci il paradossale e tragico abbaglio della scuola democratica, che, nata per salvare i più deboli, oggi di fatto ne annega le speranze. Due voci, di cui una lancia un’ipotesi e l’altra la raccoglie, provandola con la forza dei dati, testandola con modelli matematici e arrivando alla conferma. Sì, è così: una scuola facile e di bassa qualità allarga il solco fra ceti alti e ceti bassi. Un disastro, di cui rendere conto e chiedere scusa, ai ragazzi e alle loro famiglie.
Ragazzi – e famiglie – che nella maggior parte dei casi hanno scarsa padronanza del linguaggio, insufficiente capacità di comprensione delle domande e conseguente difficoltà nel produrre risposte in autonomia. Ricolfi e Mastrocola attribuiscono la responsabilità di questa situazione alla liberalizzazione degli accessi nel post-’68, al diritto al successo formativo, al 3+2 voluto da Berlinguer. Un 3+2 a cui si accede attraverso esami di maturità “farsa” e una scuola che negli ultimi cinquant’anni ha, secondo gli autori, abbassato progressivamente gli standard formativi insieme all’asticella della promozione.
Un j’accuse, spietato e dolente, e al tempo stesso un atto d’amore verso il mondo della scuola e dell’università, i docenti, gli studenti. È un grido d’allarme che i due autori hanno lanciato più volte nei loro libri, in questi anni. Un grido sempre andato perso, ma doveroso, e ora più che mai disperato. Perché non c’è più tempo. Ma anche perché proprio questo tempo sospeso e minaccioso, in cui ci troviamo ora a navigare, è forse il più adatto per scardinare vecchi schemi ideologici e provare a cambiare tutto.
Paola Mastronicola e Luca Ricolfi
Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza
La nave di Teseo, 2021