Esce per i tipi di Longanesi Una trappola d’aria l’ultimo atteso romanzo di Giuseppe Festa, lo scrittore milanese musicista, ambientalista e frontman della band Lingaland (che significa il canto degli alberi). È un thriller ambientato in Norvegia i cui protagonisti, un ispettore in declino ed una ricercatrice italiana sulle tracce di uno spietato serial-killer, non sono altro che i doppi in divenire dell’autore. Noi di Aforismi.It ci abbiamo fatto una piacevole chiacchierata
di Mimmo Cacciola
Non sempre è dato a noi cronisti l’onere e l’onore di chiacchierare con un autore e rivoltarlo come un calzino. Quando capita e ci si imbatte in sensibilità, talento e simpatia, allora oltre ad essere tutta un’altra cosa è davvero epifania, ed accordare il violino, per tirarne fuori note in forma di inchiostro, come diceva il maestro, è un piacere di altri tempi. È il caso di Giuseppe Festa, milanese con il cuore tra Viterbo e la bergamasca che ci manda a dire col suo ultimo romanzo una infinità di cose belle e meno belle. Il titolo è Una trappola d’aria (Editore Longanesi, Collana La Gaja scienza, pagg. 320,€ 18,00) e noi lo abbiamo sentito per una chiacchierata informale su questo ultimo lavoro, sulla sua passione per la musica, la natura, la letteratura ed i giovani verso i quali, il nostro, in qualità di divulgatore scientifico, svolge un lavoro davvero meritorio.
Lo inchiodiamo subito alle sue responsabilità con una domanda che, a suo dire, gli hanno fatto da subito e cioè: perché un romanzo ambientato in Norvegia? Egli risponde candidamente (Giuseppe possiede una voce che tranquillizza, che ti calma, come un soffio o una brezza di vento che si insinua tra gli alberi): “Semplicemente per ragioni di cuore. A vent’anni ero non proprio uno sbandato quanto un ragazzino in cerca di un futuro e di un posto nel mondo, col solito conflitto generazionale con un padre amatissimo che voleva fare di me un ingegnere come lui. Così sono partito in direzione Nord vero la Norvegia e quel viaggio mi ha cambiato la vita per sempre. Da quel periodo cupo, non bello di crisi giovanile, ho tirato fuori il meglio, oltre all’incanto ed al rispetto, che ancora conservo per la natura selvaggia, ho capito cosa volevo fare da grande. Tanti anni dopo ho pensato di riscattare quel debito che avevo verso quei luoghi magici, dove poi sono tornato altre volte. Mi frullava in testa una trama coi colori e i sentimenti lividi e glaciali del nord, quale migliore posto delle isole norvegesi che tanto ho amato ed amo, per ambientarla?”
Questa la storia in sintesi così come l’hanno licenziata da Longanesi: “Isole Lofoten, Norvegia, 1995. Marcus Morgen ha una pistola in mano. E ora di farla finita. In fondo, che cosa gli è rimasto? Ha perso sua madre troppo presto. Ha perso l’amore della sua vita. Ha perso una gamba e nello stesso incidente ha perso anche il suo amato lavoro di ispettore della polizia criminale di Oslo. Lì, in quell’arcipelago remoto, tra montagne antiche e fiordi artici, Marcus non ha nessun obiettivo, nessuna piccola speranza che lo convinca a vivere un solo giorno in più. Sta per premere il grilletto quando Ailo, collega e amico, irrompe in casa sua: c’è stato un omicidio e le modalità con cui è stato commesso sono tanto inusuali quanto crudeli. La mente brillante di Marcus si rimette in moto. E presto l’intuito gli suggerisce che quella morte non è un caso isolato. Che quella è soltanto la prima vittima. Ma non appena la sua ipotesi trova conferma e nelle isole avvengono nuovi omicidi, comprende di dover dare la caccia non a un semplice assassino seriale, bensì a un autentico enigma vivente. Un latore di morte che sembra emanazione della natura selvaggia. E che giustizia chi la ferisce. Per identificare e fermare quelle mani assassine, Marcus ha bisogno di qualcuno che conosca l’arcipelago alla perfezione: Valentina Santi, ricercatrice italiana esperta di animali marini che si trova sulle Lofoten per studiare le balene. Tuttavia, per porre fine alla scia di sangue, non basta seguire degli indizi. Marcus e Valentina devono fare i conti con il proprio passato e soprattutto con quello di un assassino che è stato anche una vittima, un predestinato del male”.
Allora noi incalziamo lo scrittore e subito chiediamo Giuseppe nel tuo romanzo la natura selvaggia oltre che essere affascinante può essere causa di morte. Secondo te quale è il più grande errore che l’uomo contemporaneo fa nei confronti della natura selvaggia ed incontaminata? Ecco come si è difeso: “Senza rivelare troppo sulla trama e sul finale (e noi siamo d’accordo e ci guardiamo bene dal dirlo, così correte a comprare il libro che è davvero bellissimo) occorre dire subito chi è l’antagonista di Markus Morgen il poliziotto che assieme alla ricercatrice Valentina da la caccia al killer seriale. È una sorta di ambientalista al contrario, egli uccide pensando in maniera distorta e fuorviante di applicare una sorta di legge del taglione nei confronti di coloro che hanno offeso la natura, compiendo atroci azioni aberranti.”
E sul tuo rapporto con la scrittura ed i personaggi in relazione al mondo maturale? Giuseppe Festa risponde: “Valentina ha uno sviluppo lineare, quello che cambia sin dall’inizio e Markus che vediamo con una pistola in mano pronto ad uccidersi. Valentina è solare, reattiva e caparbia ed è, per l’uomo, un enorme catalizzatore. Markus ha un peso emotivo che lo affligge e compie un grandissimo arco durante tutto il corso del romanzo, è un bravissimo detective capace di intuire e decifrare una scena del crimine, quanto è incapace di fare altrettanto con i propri sentimenti e di controllare le proprie emozioni. Valentina gli insegna, mutuando il linguaggio delle balene che studia da anni, ad abbandonare il suo freddo mondo razionale a favore di un cambio di prospettiva, finendo per dargli un grosso aiuto anche nelle indagini”.
Ragioniamo sulle cose dette da Giuseppe Festa e ci accorgiamo che, in fondo, Valentina e Markus sono i doppi in divenire dell’autore. Nel processo di identificazione semiautobiografico è chiaro che Valentina è Giuseppe Festa oggi, così come la vita lo ha strutturato e l’esperienza lo ha formato e che Markus è il Giuseppe Festa ragazzino in viaggio verso il nord del mondo, in cerca di se stesso. In questi due personaggi, apparentemente estremi, il nostro autore musicista mette anima e cuore, leggerezza e spavento, adrenalina e caos, catturandoci ed affascinandoci con una storia straordinaria (che come tutte le storie belle è un pretesto per dire altro) per poi riportarci alle verità che contano: il mondo, come Markus, è sempre più ferito, mutilato e chi ne è responsabile siamo solo noi umani che da tempo abbiamo smarrito l’equilibro che ci connetteva e governava col tutto.
Infine non possiamo non stuzzicarlo sul suo grande avvenire dietro alle spalle, per citare Gassman, e cioè il suo impegno di divulgatore scientifico per i più piccoli.
Tu hai scritto diverse opere per bambini con Salani cosa ti piace della narrazione sia letteraria che di divulgazione scientifica per i più piccoli? Giuseppe Festa si fa anche lui piccolo piccolo e senza querelarsi più di tanto ammette: “Incontrare i più piccoli è la cosa più bella che può capitare nella vita di una persona. Essi sono portatori di una verità e di una purezza che non può che insegnare. Ne ho conosciuti tantissimi in più di dieci anni di attività e posso dire che sono creature, nei confronti dei miei lavori, tenere e spietate allo stesso tempo nel giudizio critico. Mentre gli adulti leggono un libro i bambini lo vivono, una differenza non da poco. Stare con loro durante gli incontri ed i laboratori è un momento formativo unico ed irripetibile.”
Giuseppe Festa classe 1972 nasce a Milano. È laureato in Scienze Naturali e si occupa di educazione ambientale. Appassionato musicista, è cantante e autore del gruppo Lingalad. La sua musica, carica di suggestioni evocate dal mondo naturale, ha incontrato il consenso di critica e di pubblico, portandolo a esibirsi su importanti palchi internazionali, da Toronto a New York, da Bruxelles a Francoforte. Protagonista del premiato film documentario Oltre la Frontiera (un viaggio fra i cowboy e i Nativi nell’America di oggi), è autore di diversi reportage sulla natura trasmessi dalla Rai. Per Salani, oltre a Il passaggio dell’orso (2013, poi inserito nell’antologia scolastica di Mondadori scuola nel 2015), ha pubblicato L’ombra del gattopardo (2014). Altri suoi libri sono: Incubo a occhi aperti (Piemme, 2015), La luna è dei lupi (Salani, 2016), Cinque storie per non dormire (Mondadori, 2017), Cento passi per volare (Salani, 2018) e Incontri ravvicinati del terzo topo (Salani, 2019).
Giuseppe Festa
Una trappola d’aria
Longanesi, 2022