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Dalla parte di Tyson, perché è giusto combattere per un’altra occasione

Ha scelto la periferia romana, con i suoi tratti di povertà, precarietà, violenza e rabbia, come ambientazione per il suo primo romanzo. Il giornalista e scrittore Mauro Valentini, dopo lo straordinario successo di “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini”, torna in libreria con “Lo chiamavano Tyson” (Armando editore).

La trama è avvincente. Fausto Colasanti è un cinquantenne che sopravvive facendo piccoli lavori saltuari. È da tutti chiamato Tyson oltre che per l’aspetto, per la sua atavica incapacità a controllare la rabbia. Un compagno d’infanzia, oggi famoso chef, lo segnala per un lavoro al commendatore Peroni, manager nel campo dell’edilizia. Egli dovrà però trovare un aiutante per non perdere quella che sembra un’ottima e ultima occasione lavorativa, Tyson proporrà il suo amico Alcide Pennello. Tyson e Alcide saranno i custodi della villa del costruttore per 24 ore al giorno, completamente immersa nel verde del quartiere romano dell’Eur. L’edificio è dotato di un originale sistema anti intrusione: una gabbia blindata che imprigiona i ladri permettendo ai custodi di avvertire la Polizia. Ma la durezza di Tyson e l’avventatezza di Pennello, insieme a un crescendo di azioni grottesche e imprevedibili, scateneranno una serie di eventi sorprendenti che inchioderanno il lettore fino all’ultima pagina.

“Tyson è un uomo come tanti a cui la vita regala un’ultima occasione per trovare una dignità, un posto decoroso nella società che lo ha sempre rifiutato, relegandolo ai suoi margini – afferma l’autore -. Questo romanzo dalle tinte così forti l’ho dedicato a quelli come Tyson, gli sradicati, i gli esiliati dei quartieri ghetto della Capitale. Ci sono tanti Tyson nelle periferie di Roma e molti avrebbero potuto avere un destino migliore, ma non ce l’hanno fatta. Altri invece cercheranno un’ultima volta di cambiare, anche a costo di usare la violenza. Insomma, proprio ad ogni costo”.

Lo stile di Lo chiamavano Tyson, a tratti grottesco, violento e claustrofobico, richiama alcuni scrittori che hanno influito sulla formazione e sull’immaginario dell’autore: Niccolò Ammaniti e Carlo Lucarelli, ma anche Roberto Saviano e Giancarlo De Cataldo. La musica, nel romanzo di Valentini, ha un ruolo centrale (soprattutto i Jethro Tull) sia nella costruzione dell’ambientazione, sia nella descrizione delle relazioni tra Tyson e gli altri protagonisti.
 
Mauro Valentini è giornalista e scrittore. Nel 2020 con Armando Editore è stato tra i primi dieci libri più venduti in Italia con “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini”, scritto con Marina Conte Vannini. Ha pubblicato tra gli altri “Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa” e “Marta Russo – Il Mistero della Sapienza” (Armando editore). Con quest’opera ha vinto il premio letterario Costa d’Amalfi 2017 e si è classificato secondo al Premio Piersanti Mattarella 2019. Lo chiamavano Tyson è il suo primo romanzo.

Mauro Valentini
Lo chiamavano Tyson
Casa editrice: Armando Editore
Pagine: 240
Euro 15

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