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“Caro Pier Paolo”: storia di un amicizia con Pasolini

È appena uscita l’ultima fatica letteraria di Dacia Maraini, edita da Neri Pozza dal titolo Caro Pier Paolo. Il volume della scrittrice siciliana è un omaggio, in forma epistolare, ad un gigante del ventesimo secolo e del quale in questo anno si celebra il centenario della nascita: Pier Paolo Pasolini. Al poeta di Casarsa, la lega una lunga amicizia ed una frequentazione non solo di parole e sogni che hanno segnato una stagione, per la letteratura italiana e non solo, irripetibile

di Mimmo Cacciola

Tutto può ritornare attuale se ci fermiamo a prendere del tempo e con fatica scriviamo una lettera a chi non c’è più. È, forse, quello che ha saputo fare bene a quasi cinquanta anni dalla morte, Dacia Maraini per riconciliarsi una volta per tutte con la perdita del suo amato amico scrittore e poeta Pier Paolo Pasolini. Ovviamente la coincidenza non è casuale, visto che questo anno è un tripudio di celebrazioni in onore del poeta di Casarsa per i cento anni dalla nascita. Il volume di qui parliamo si intitola semplicemente Caro Pier Paolo (Editore Neri Pozza, Collana Bloom, Pagine 240, € 17,10), nel quale la scrittrice siciliana, costruisce in forma di confessione una delicata corrispondenza in cui tutto, alla fine, risulta essere presente e vivo

Caro Pier Paolo, – leggiamo nell’incipit della Maraini – ho in mente una bellissima fotografia di te, solitario come al solito, che cammini, no forse corri, sui dossi di Sabaudia, con il vento che ti fa svolazzare un cappotto leggero sulle gambe. Il volto serio, pensoso, gli occhi accesi. Il tuo corpo esprimeva qualcosa di risoluto e di doloroso. Eri tu, in tutta la tua terribile solitudine e profondità di pensiero. Ecco io ti immagino ora così, in corsa sulle dune di un cielo che non ti è più ostile”. Parole che descrivono una istantanea di vita, di ricordo, un piccolo ponte per attraversare verso il futuro.

Pier Paolo Pasolini – è scritto nelle note editoriali – è un autore di culto anche per i più giovani. La sua è stata una vita fuori dagli schemi: per la forza delle sue argomentazioni, l’anticonformismo, l’omosessualità, la passione per il cinema, la sua militanza e quella morte violenta e oscura. Sono passati cento anni dalla sua nascita, e quasi cinquanta dalla sua scomparsa. Eppure è ancora vivo, nitido, tra noi, ancora capace di dividere e di appassionare. Di quel mondo perduto, degli amici che lo hanno frequentato, della società letteraria di cui ha fatto parte, c’è un’unica protagonista, che oggi ha deciso di ricordare e raccontare: Dacia Maraini. Dacia è stata una delle amiche più vicine a Pier Paolo. E in queste pagine la scrittrice intesse un dialogo intimo e sincero capace di prolungare e ravvivare un affetto profondo, nutrito di stima, esperienze artistiche e cinematografiche, idee e viaggi condivisi con Alberto Moravia e Maria Callas alla scoperta del mondo e in particolare dell’Africa. Nelle lettere a Pier Paolo che definiscono l’architettura narrativa del libro hanno un ruolo centrale i sogni che si manifestano come uno spazio di confronto, dove affiorano con energia i ricordi e si uniscono alle riflessioni che la vita, il pensiero e il mistero sospeso della morte di Pasolini ispirano ancora oggi all’autrice. Lo stile intessuto di grazia e dolcezza, ma anche di quella componente razionale e ferma, caratteristica della scrittura di Dacia, fanno di questo disegno della memoria che unisce passato, presente e futuro non solo l’opera più significativa, ma l’unica voce possibile per capire oggi chi è stato davvero un uomo che ha fatto la storia della cultura del Novecento”.

Scrive a ragion veduta Emanuele Trevi, per La Lettura ne Il Corriere della Sera:

«In questo suo bellissimo “Caro Pier Paolo” Dacia Maraini lacera il velo che separa chi è vissuto e chi sopravvive nella maniera più diretta, che è quella della lettera, per essere più precisi delle lettere, forse perché nemmeno ai morti si può dire tutto in una sola volta, è necessario rinnovare le occasioni e riprendere fiato.»

Dacia Maraini classe 1936, è nata a Fiesole. È autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, tradotti in oltre venti paesi. La madre, Topazia, era pittrice e apparteneva a un’antica famiglia siciliana; il padre, Fosco Maraini, era un etnologo che, vinta una borsa di studio, nel 1938 trasferisce la famiglia in Giappone per portare avanti uno studio sugli Hainu, una popolazione in via di estinzione stanziata nell’Hokkaido. Nel 1943 vengono internati insieme alle tre figlie in un campo di concentramento a Tokyo, dove patirono la fame. Nella sua collezione di poesie Mangiami pure, del 1978, la futura scrittrice racconterà delle atroci privazioni e sofferenze di quegli anni. Quando Dacia diventa maggiorenne decide di andare a vivere a Roma con il padre, dove si mantiene come archivista, segretaria e giornalista, e comincia a collaborare con diverse testate quali «Paragone», «Nuovi Argomenti», «Il Mondo». Nel 1962 pubblica il suo primo romanzo, La vacanza, cui seguono l’anno successivo L’etica del malessere (con cui ottiene il Premio Internazionale degli Editori Formentor) e A memoria (1967). Comincia ad occuparsi anche di teatro fondando, insieme ad altri scrittori, il Teatro del Porcospino, in cui si rappresentano solo novità italiane: Gadda, Moravia, Tornabuoni. Lei stessa dal 1965 scriverà molti testi teatrali, tra i quali Maria Stuarda. Nel 1972, pubblica Memorie di una ladra: Monica Vitti ne ricava uno dei suoi film più riusciti. L’anno successivo esce Donna in guerra, e nel 1980 è la volta di Storia di Piera, scritto in collaborazione con Piera degli Esposti: Marco Ferreri ne ricaverà un fortunato film con Marcello Mastroianni. Sempre degli anni Ottanta sono i romanzi Il treno per Helsinki (1984), sulla nostalgica ricerca degli entusiasmi del passato, e Isolina (1985), la storia toccante di una ragazza a cavallo tra Otto e Novecento. Ma la consacrazione letteraria avviene nel 1990, con La lunga vita di Marianna Ucrìa, accolto molto positivamente dalla critica e dal pubblico e vincitore del premio Supercampiello. Del 1999 è il libro di racconti Buio, che narra la violenza sull’infanzia in dodici toccanti storie: riceve il premio Strega. Del 2014 è Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza(Rizzoli); del 2015 La bambina e il sognatore(Rizzoli), nel 2016 Se un personaggio bussa alla mia porta (Rai Eri). Tra gli ultimi lavori. Trio (Rizzoli, 2020) e Una rivoluzione gentile (Rizzoli, 2021).

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