Ho domandato ad una bambina:
“Chi comanda in casa?” Sta zitta e mi guarda.
“Su, chi comanda da voi : il babbo o la mamma?”
La bambina mi guarda e non risponde.
“Dunque me lo dici? Dimmi chi é il padrone.
Di nuovo mi guarda, perplessa.
“Non sai cosa vuol dire comandare?” Sì che lo sa.
“Non sai cosa vuol dire padrone?” Sì che lo sa.
“E allora?” Mi guarda e tace. Mi debbo arrabbiare?
O forse é muta, la poverina.
Ora poi scappa addirittura, di corsa fino in cima al prato.
E da lassù si volta a mostrarmi la lingua e mi grida, ridendo:
“Non comanda nessuno, perché ci vogliamo bene!”.
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Questa breve opera di Gianni Rodari, “Chi comanda in casa?”, rappresenta un’affascinante incursione nel mondo dell’infanzia e delle prospettive infantili sulla complessità delle dinamiche familiari. La trama, apparentemente semplice, si sviluppa attraverso un dialogo che svela la saggezza e la purezza dei bambini nel percepire e interpretare il concetto di autorità.
Rodari, con il suo stile unico e coinvolgente, riesce a toccare una corda profonda, offrendo una riflessione sul significato del “comandare” e del “padrone” in un contesto familiare. La risposta della bambina, apparentemente evasiva, svela una verità sorprendente: l’amore è il collante che tiene insieme la famiglia, rendendo superflua la figura del “comandante”. Questo messaggio profondo e semplice allo stesso tempo ci invita a riflettere sulle dinamiche familiari e sulla vera natura dell’autorità nelle relazioni umane. La storia trasmette un importante messaggio di tolleranza, comprensione e amore all’interno del nucleo familiare, suggerendo che la forza di una famiglia non risiede nel dominio o nell’autorità, ma nella connessione e nell’affetto reciproco. In questo modo, Rodari cattura la bellezza della semplicità e della sincerità dell’infanzia, regalandoci un’opera che continua a ispirare riflessioni sulla complessità delle relazioni umane.